Raul Montanari


Foto




Gita di classe sui luoghi del Risorgimento, 1971.
Il più basso della compagnia trova comunque il modo di farsi notare (avevo un anno meno degli altri, però!).




1984 secondo Hemingway più che Orwell. Mezz’ora dopo la foto riuscii infatti a piantare quel coltello nel piede del fotografo, cercando di dimostrargli di essere un provetto lanciatore. Mentre lo portavano al Pronto Soccorso io andai a pescare trote in un torrente vicino.



Clusone, sempre metà anni ‘80. Tutto bene tranne la sciarpa.



Dieci anni dopo. La sciarpa è sparita insieme al cappotto, compare però una catenina.



Il trio di Covers nella lente di Michele Corleone: Nove, Montanari, Scarpa (che aveva un ascesso a un dente e un po’ si vede). Anno 2000. Occhi azzurri vs occhi neri.



Non so chi sia il genio che ha prodotto questa immagine trovata sul web. La congruenza con gli originali cresce da sinistra a destra: Nove c’entra poco, io così così, Scarpa è quasi perfetto con la faccia di Florian Schneider dei Kraftwerk!



In azione al Maffia Club di Reggio Emilia. Scarpa fumava ancora.



La grande emozione del palco milanese di piazza Affari. Luglio 2001. Scarpa statuario al mixer.



A Roma nella Pasqua di quell’anno. Ero molto infelice e si vede. Questa foto gira da allora con le attribuzioni più strane, ma fu scattata dalla psicologa Ornella Ziroldo.



Idem, ma meno infelice. Il mare aiuta.



Questa bizzarra inquadratura passò sul «Corriere della Sera Magazine», che non si chiamava ancora così. Daria Bignardi mi regge il microfono mentre leggo un passo torrido da Che cosa hai fatto. Sullo sfondo si intravedono frammenti di Andrea Pinketts.



Nove, Scarpa, Culicchia e io ci gettiamo finalmente su cibo e beveraggi, in un liceo di Mestre dove passammo tutta la notte con gli studenti, nel 2002.



Convinto di aver coniugato pacifismo e nazionalismo, lo scrittore indica la via dell’avvenire nei giorni delle polemiche sull’intervento in Iraq. In seguito gli spiegarono che la bandiera italiana era appesa al contrario.



L’ultimo Covers con Scarpa, nel maggio del 2003, in una rassegna ideata da Marco Senaldi e intitolata appunto Covers Theory. La posa plastica è giustificata dal potente testo di Nove che stavo interpretando. Almeno spero.



Sull’Ostsee, 2004. E’ agosto, ma fa un freddo...



Sfuocato ma soddisfattissimo negli studi di Sky TV, gennaio 2005.



Giugno 2005: reading ai Giardini di Porta Venezia a Milano. Le temute zanzare non si fecero né vedere né sentire, forse commosse dal mio gesto conciliante.



Quelli alla mia sinistra nella foto sono tutti miei allievi, inclusa Pepa Cerutti che finge di appoggiare languidamente la tempia alla mia, in attesa di pubblicare il romanzo Voice Centre con Chiara Mazzotta (qui assente) e Antonio Spinaci (stralunato ai margini dell’immagine), sotto il nome collettivo di Zelda Zeta. A destra Aldo Nove con occhiali, sigaretta, barba e ammiratore a me sconosciuto. Parma 2005.



Un po’ spiace quando ti rubano la scena, ma bisogna ammetterlo: Davide Bregola è di una bellezza limpida e romantica, sul palco cosparso dagli sguardi ipnotici della copertina di La verità bugiarda.



Ospite vagamente bionico allo Slam Poetry organizzato da Lello Voce ad Agrate, nel 2005.



Margherita Oggero e io cerchiamo di capire cosa ci stia dicendo Ermanno Paccagnini in una serata del Premio Vigevano 2005. Alle nostre spalle un gruppo rock aspetta impaziente il suo turno; davanti a noi, invisibile nella foto, il pubblico condivide i sentimenti del gruppo rock.



Presentazione serale dell’Esistenza di dio, 2006, con una deliziosa e divertita Eletta Fiocchini. Caricamento...



...e sparo.



Con la dolcissima Kay Rush negli studi di Radio Montecarlo.



Una situazione ideale: con un microfono in mano in mezzo a due belle ragazze costrette ad ascoltare. Stavo presentando nel giardino della Mediateca di Milano L’uomo che mi lava di Valentina Maran, in evidente postura difensiva alla mia sinistra nella foto.



Con aria minacciosa sullo sfondo della foschia che sale dal Lago d’Iseo e intorbida il profilo della montagna.



Microfono e giubbotto a parte, è evidente dal gesto, dallo sguardo e dall’immagine sgranata che questo non sono io a San Ginesio nell’estate del 2006, ma un dettaglio dell’Ultima Cena non ancora restaurato. Chissà Dan Brown, quando vedrà questa foto...



Autunno 2006. Fuori dalla storica sede RAI di corso Sempione a Milano, Andrea Pinketts e io sorreggiamo Mauro Marcialis, ancora groggy dopo averci sentiti parlare del suo romanzo La strada della violenza alla trasmissione radiofonica "Tutti i colori del giallo". Il titolare della trasmissione, Luca Crovi, tenta di emergere alle nostre spalle. Ogni commento sui diversi stili di abbigliamento è superfluo.



Per motivi oscuri, tutti quelli che vedono questa foto tendono a disinteressarsi di me. E' il primo marzo del 2007 e sto presentando il romanzo Voice Center di Zelda Zeta, pseudonimo collettivo di Chiara Mazzotta (è lei), Pepa Cerutti e Antonio Spinaci.



Estate 2007. Ancora uno scenario molto amato ma stavolta l'espressione del soggetto è meno tenebrosa che in precedenza, benché sul piccolo monumento a cui mi appoggio sia già inciso il mio epitaffio.



Emozionante al festival della Letteratura di Mantova 2008 recitare The Raven del divino, infelice, ineguagliato Edgar Allan Poe.



Io sto concionando sul delitto di Garlasco, ma intanto le due difformi tipologie femminili alle mie spalle sono un mondo. Sono IL mondo!



Che tenerezza questa piccola fan lodigiana, emozionata e ritrosa! Eppure il mio sorriso da licaone è così rassicurante.



Un'immagine quasi caravaggesca tratta dal festival VedoNoir, organizzato nell'autuno del 2008 in Val Seriana. Nonostante l'enorme bottiglia di acqua minerale in primo piano, Pinketts...



Stesso festival, sala diversa. Io ammicco non si sa a chi o a cosa, mentre Sergio "Big Alan" Altieri pare stupirsi.



Festival Presente Prossimo 2009. Io spiego qualcosa di incomprensibile mentre Giuseppe Culicchia mi ascolta ormai messianico, riarso...



Festival Presente Prossimo 2010. Giuseppe Genna: "Vai e colpisci basso, che l'arbitro è con noi". Io: "Yumm...".



Festival Presente Prossimo 2010. L'indecoroso assalto al buffet che concludeva ogni incontro. Quelli che mangiano e quello che non mangia (ancora).



Mentre la foto sulla licenza di pesca invecchia paurosamente, io mi ritrovo ancora quasi decente in questa immagine scattata a Villa Nobel il 27 agosto 2010.



Il premio Bari è uno dei due vinti nel 2010 con il romanzo Strane cose, domani. Questa foto ectoplasmatica ma suggestiva è stata scattata da una ragazza nella platea del teatro.



Regna la desolazione al banco dei relatori, durante un incontro all'università Cattolica nel 2011, mentre un bravissimo avvocato parla del diritto d'autore. L'autore pensa ai suoi diritti, il critico pensa ad altro, l'organizzatrice pensa che questo argomento non le era mai parso così tetro, prima.



A chi mi chiede se ho comprato uno stock di 20 magliette tutte uguali devo rivelare la triste verità: è sempre la stessa.



Tenacia e smarrimento 2012.



L'amoroso make-up di Valeria nasconde l'enorme brufolo che avevo sul naso, e consegna all'obiettivo di Alessandra Merisio l'immagine di un uomo nobilmente pensoso e solo, al festival Presente Prossimo 2013.



Il sollievo è evidente sul volto di Niccolò Ammaniti, dopo che al festival Anteprime 2013 abbiamo fatto un'ora di anteprima su un libro inesistente.



Nel 2015, alla vigilia del mio compleanno. Il segreto di questo tipo di foto è fingere di pensare agli svariati volumi che compaiono alle spalle dello scrittore, mentre lui ha in mente i pesci che si intravedono sul boccale.



Il fatale 2017: dopo trent’anni di dubbi, i prodotti Apple entrano massicciamente nella mia vita, in contrasto con il deprimente paesaggio domestico alle mie spalle.



L’arte di mantenersi abbastanza decorativi. Sembra un ritratto in studio, invece è una foto live del grande Leonardo Cendamo: festival “Tempo di libri”, Milano, 2018.



Romano De Marco è da anni nella top 3 dei più cari amici che ho nel mondo letterario. Qui non è in piedi su uno sgabello: è semplicemente più alto di me.